Omelia del Vescovo Michele: “Partecipiamo con gioia all’alba della speranza”

Omelia del Vescovo Michele: “Partecipiamo con gioia all’alba della speranza”

A ciascuno di noi è affidato il compito di “avere il nostro ruolo nell’alba della speranza”, sottolinea il documento conclusivo del Sinodo dei Vescovi “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. “A ciascuno di noi nel suo proprio mondo, ad ogni parrocchia, comunità, collaborazione è affidato il soffio dello Spirito del Risorto per partecipare con gioia all’alba della speranza – ha detto il Vescovo, riprendendo il testo, durante la messa del giorno di Pasqua, questa mattina in cattedrale -. Anche e soprattutto nel buio della sofferenza e del dolore, nei pesi che la vita impone a tanti; nel buio del male e della guerra, nel nonsenso di relazioni avvelenate e tradite. Anche di fronte al mistero della morte ci è donata una speranza, un compito, una conversione, ci è dato di diventare noi stessi annuncio di Pasqua, “nell’alba della speranza”: Gesù di Nazaret è veramente risorto.

Riflettendo sul brano del Vangelo secondo Giovanni, che narra il mattino di Pasqua e il movimento delle donne e di Pietro e Giovanni, il Vescovo ha messo in luce due doni della Pasqua, che riguardano l’ascolto delle donne e l’essere Chiesa “in uscita”: “In tutti i racconti della Risurrezione nei quattro Vangeli, sono le donne a prendere l’iniziativa – ha ricordato il Vescovo -, ad uscire per prime, ad andare al sepolcro, si danno da fare per procurarsi gli unguenti, per completare l’unzione del corpo. Senza la loro iniziativa, però, gli apostoli – né Pietro, né Giovanni, sarebbero entrati in scena. Ecco un primo dono della Pasqua alla nostra riflessione e alla nostra azione. Anche nella Chiesa di oggi dobbiamo essere capaci di ascoltare l’annuncio delle donne, ascoltare il loro racconto dell’incontro con il sepolcro vuoto prima, e con il Risorto poi, e farci insieme mettere in movimento dalla loro condivisione di fede”.

“Il loro cammino veloce e quello degli apostoli – dunque, quello di tutta la comunità – inizia con l’uscire da dove si trovano: Maria di Màgdala esce ancora prima dell’alba e va al sepolcro, Pietro e Giovanni escono dal Cenacolo del loro rifugio, dal riparo della loro consuetudine, per poi mettersi a correre, insieme.

“Prima di correre, quando incominciano, ciascuno a suo modo, a cogliere qualcosa di nuovo nella loro vita – è la forza della risurrezione che inizia a diffondersi – debbono uscire da dove sono. L’esperienza antica, consueta, magari anche causa di tristezza ma, in fondo, rassicurante perché conosciuta, deve essere abbandonata. Un secondo dono di questo racconto: l’invito pressante ad essere «Chiesa in uscita», da parte di papa Francesco, ci chiede di fare il primo passo. Nella comodità rassegnata, nel recinto delle abitudini, nell’argomento del «si è sempre fatto così» non riesce a risplendere, a risuonare, a profumare di fresco l’annuncio della Risurrezione, il dono della vita nuova, del mondo nuovo”.