Omelia del Vescovo Michele: “Una Quaresima da vivere nel “decentramento” e nella “dimenticanza” per brillare della luce calda dei discepoli di Cristo”

Omelia del Vescovo Michele: “Una Quaresima da vivere nel “decentramento” e nella “dimenticanza” per brillare della luce calda dei discepoli di Cristo”

Il nostro cammino di Quaresima potrebbe essere, quest’anno, un esercizio di «decentramento» da noi stessi e di «dimenticanza» del nostro personale interesse. Lo ha detto mercoledì sera, 22 febbraio, il vescovo Michele Tomasi nell’omelia della celebrazione eucaristica in cattedrale, con il rito dell’imposizione delle ceneri. Erano presenti i fedeli delle parrocchie della città. Oltre al vescovo emerito Gianfranco Agostino Gardin, hanno concelebrato numerosi sacerdoti.

Omelia del vescovo Michele Tomasi 

Mercoledì delle Ceneri – 22 febbraio 2023

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5, 14 – 16).

Così aveva appena detto Gesù ai suoi discepoli, all’inizio del discorso della montagna, nel Vangelo di Matteo, subito dopo la proclamazione delle Beatitudini. Dopo l’invito ad essere sale, e a non perdere sapore, l’esortazione a splendere di luce per le opere buone. Ed ora, sempre nello stesso appassionato discorso ai suoi, nel brano che abbiamo appena proclamato, Egli richiama invece i suoi, e ammonisce:

State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli (Mt 6, 1).

Non c’è nessuno sbaglio, nemmeno una qualche incoerenza.

I discepoli di Cristo, noi Cristiani siamo chiamati effettivamente a brillare davanti al mondo, per mezzo delle nostre opere buone. Chiariamolo subito: non vi è nel brano evangelico del Mercoledì delle ceneri un invito a non fare elemosina, a non pregare, a non digiunare e tantomeno a non praticare la giustizia. Tutto questo, semmai, deve avvenire in sovrabbondanza, addirittura in eccedenza, come abbiamo imparato ascoltando tutto il discorso nelle scorse domeniche.

Il punto fondamentale sta nel motivo del nostro agire, in ciò che qualifica il nostro modo di essere davanti a Dio e a i fratelli. State attenti – ci ricorda Gesù – a non agire bene “per essere ammirati dagli uomini”. Ecco la differenza fondamentale. Rischio di comportarmi secondo le regole della Chiesa e della fede perché gli altri dicano che sono bravo. Oppure anche – ma non c’è grande differenza, anzi – per potermi dire io stesso di essere bravo. Di «essere a posto».

Il Signore ci chiede un «decentramento» e una «dimenticanza».

Ci chiede, letteralmente di togliere noi dal centro della nostra attenzione. Non importa che io ottenga un risultato da ciò che faccio, il mio benessere non deve essere l’obbiettivo delle mie scelte di fondo, del mio modo di vivere la fede.

Debbo compiere la giustizia, e difenderne le esigenze in ogni ambito della mia vita;

Devo dare elemosina e condividere con gli altri ciò che possiedo, al di là di qualche spicciolo;

devo rimanere sinceramente e profondamente in dialogo con il Signore nella preghiera;

devo digiunare, e fare esperienza che posso fare a meno di tante realtà che invece ritengo fondamentali per la mia vita.

E perché tutto questo?

  • Perché riconosco che la giustizia pone all’umanità delle esigenze vere, che debbono in sé e per sé essere tutelate, promosse, sviluppate.
  • Perché sento e so che non vorrei vivere altrimenti che come una persona che si prende cura degli altri, del proprio mondo, di tutto ciò che esiste e vive.
  • Perché sono discepolo di Cristo, perché voglio vivere con Lui, seguendo Lui in un cammino di tutta la vita verso il Padre.

Io non mi interesso dunque di me che guardo, ma di tutto ciò che vedo e che riconosco degno e bisognoso di cura.  Ascolto ciò che mi narrano le Scritture, ascolto ciò che mi narrano i fratelli e le sorelle. In questo ascolto riconosco il Signore che mi parla, che mi ama, che mi fa capace di amare. E imparo a sentire la sua voce, a vedere quello che Lui vede, ad amare quello che Lui ama, a prendermi cura delle stesse realtà di cui si cura Lui.

In tal modo, togliendo me stesso dal centro dell’attenzione della cura, è come se mi «scordassi» di me stesso: chi è innamorato davvero pensa soltanto all’amato, all’amata, a ciò che ama.

Il nostro cammino di Quaresima potrebbe essere, quest’anno, un esercizio di «decentramento» e di «dimenticanza»:

proviamo a fare spazio accanto a noi a Dio e ai fratelli quando definiamo ciò che per noi è importante, ciò per cui vale davvero la pena di impegnarsi.

Curiamoci sul serio del bene degli altri, consideriamo davvero il valore del creato, impostiamo davvero le nostre scelte in base a ciò che ci chiede il Vangelo soltanto perché ci viene chiesto dal Vangelo.

Viviamo per un amore che alimenta la fiducia di figli che mettono tutta la loro fede, la loro speranza, tutto se stessi nel dire insieme “Padre nostro” e nel vivere, poi di conseguenza.

Proviamo a «dimenticare» il nostro personale punto di vista, il nostro interesse, l’assicurazione del nostro personale vantaggio, o della ricompensa cui aspiriamo per i nostri atti.

Proviamo a praticare la giustizia semplicemente perché è giusto così;

proviamo a condividere semplicemente perché altri sono nel bisogno e noi possediamo qualcosa da dare;

proviamo a pregare semplicemente perché siamo felici di stare in compagnia del Padre che ci ama infinitamente e desideriamo soltanto stare anche con Lui;

proviamo a digiunare semplicemente perché il Padre veda che Egli è importante per noi, e che siamo disposti a fidarci di Lui.

Forse è soltanto in questo modo che riusciremo a brillare di luce, bella e calda.

Forse è soltanto così che le nostre opere diventeranno davvero buone.

Forse solo su questa strada arriveremo a fare esperienza della gioia dell’incontro con il Risorto.