“I nostri cuori e le nostre mani possano toccare il Verbo della vita”: gli auguri del Vescovo Michele

“I nostri cuori e le nostre mani possano toccare il Verbo della vita”: gli auguri del Vescovo Michele

Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena” (1Gv 1, 1-4).

Questo annuncio che ci giunge dalle Scritture, dalla prima lettera di San Giovanni, è il cuore di quanto noi celebriamo, anche quest’anno, nelle feste del Natale.

Si manifesta la vita, nel Natale, nell’Incarnazione del Verbo eterno. E tante, tante mani hanno toccato il Verbo della vita.

Le mani di Maria e di Giuseppe, le mani dei pastori, le mani dei Magi, le mani di Anna e Simeone, le mani degli apostoli e dei discepoli, Le mani dei lebbrosi, dei ciechi, le mani delle folle e quelle della donna che toccano il lembo del mantello di Gesù. Le mani degli uomini cui Egli si consegna, le mani che lo catturano nell’orto degli ulivi, le mani che lo inchiodano alla croce. Le mani delle donne sotto la croce, le mani della Maddalena dopo la Risurrezione e le mani di Tommaso posate nel segno dei chiodi e nella ferita al costato.

Quante le mani che toccarono il Verbo della vita, quante le storie che sono state a contatto con la storia terrena di Gesù, e quanti coloro che hanno udito con le loro orecchie e visto con i loro occhi il Signore Gesù e ci hanno raccontato quanto udito, visto, toccato.

Ecco l’annuncio più sorprendente e carico di speranza: un Dio che si lascia udire, vedere, un Dio che si lascia toccare. Che assume le dimensioni del quotidiano e del reale: della nostra vita, proprio di questa.

Lui è tra noi, Lui è reale. Possiamo pensarlo, ma non è un pensiero. Possiamo avere delle idee in proposito ed elaborare sublimi teorie, ma non si tratta di un’idea, o del contenuto di una teoria.

Gesù di Nazaret, nato a Betlemme, si è fatto toccare da tante mani, da tante storie, da tante persone. Non si è mai tirato indietro. In vita ed in morte si è lasciato toccare. E anche dopo la Risurrezione dai morti. E continua così ancora oggi.

Si lascia toccare da noi, da me e da te. Si lascia toccare nell’uomo e nella donna che hanno subito l’assalto della vita e dei briganti lungo le strade dell’esistenza, e che hanno bisogno di essere soccorsi. Si lascia toccare da chi ha bisogno di attenzione e di cura, da chi si affida a noi per poter sopravvivere, e vivere. Si lascia toccare nelle mani tese e nei corpi affaticati dei naufraghi e degli esuli, nei corpi sfigurati dall’odio e dalle guerre. Si lascia toccare con il tocco tenero e forte di tante mamme e papà, di tanti nonni e nonne che con le loro mani costruiscono cattedrali di affetto e protezione per i loro bimbi. Si lascia toccare dalle mani di quanti lavorano e costruiscono un pezzo di mondo più giusto, più bello, lieto ed accogliente, e che sono ancora capaci, anche al giorno d’oggi, di lavorare più per il bello e il buono che per l’utile.

Si lascia toccare dalla carezza delicata di chi ama accogliendo l’altro o l’altra come un dono, e non come un possesso. Si lascia toccare da chi si prende cura di ogni fragilità e di ogni debolezza, di ogni malattia e di ogni limite, di chi sa toccare la storia per promuovere il bene di tutti. Si lascia toccare da chi è pronto a costruire con coraggio e fantasia spazi di dignità e di accoglienza. Si lascia toccare anche dalle domande di senso, di pienezza di vita che ciascuno di noi riesce ancora a porre, perché sente e sa che in quel tocco è ancora possibile una risposta che non delude.

E’ questo il miracolo della nostra vita, fragile ma grande, vita in eterno; la possibilità che ci è donata, a partire da quel primo Natale della storia, nella notte di Betlemme, di continuare ad ascoltare, a contemplare e a toccare – proprio con le mani, proprio con le nostre – il Verbo della vita.

Questo ci dice la Scrittura, questa è la nostra esperienza, se soltanto siamo disposti a fidarci di Dio.

Queste cose anche io vi scrivo in questo tempo santo, fratelli e sorelle, “perché la nostra gioia sia piena”.

Auguro a tutti e a ciascuno di poter vivere un Natale di relazioni autentiche e profonde, e di poter toccare il Bimbo che nasce, il Dio che ci sostiene e ci guida, il mistero della vita che si apre come un dono.

Buon Natale, e che i nostri cuori e le nostre mani possano ancora e sempre toccare il Verbo della vita.

 

+ Michele Tomasi