Sguardi aperti sul futuro

Sguardi aperti sul futuro

I Vicepresidenti nazionali per il Settore giovani di Ac tirano le conclusioni dell’Incontro nazionale dei giovani responsabili parrocchiali del Settore giovani di Ac. Tre giorni che sono serviti a ripensare e rigenerare la missione di sempre: aiutare tutti i giovani ad amare Dio e ad amare gli uomini. A lasciare segni di bene abitando da protagonisti le nostre città, i luoghi dello studio, del lavoro, del tempo libero, a partire dall’impegno in parrocchia, “che non è un muro, né un confine” ma “è la Chiesa in mezzo alle case, in mezzo al popolo”

In questo tempo particolare, di fronte alle fatiche del post-pandemia, ci siamo chiesti quale fosse il compito del Settore Giovani di Ac per servire la Chiesa all’altezza della storia dell’associazione e – contemporaneamente – tenere conto del fatto che siamo in un’epoca nuova e ricca di trasformazioni. In questi anni, abbiamo utilizzato tutti la retorica della ripartenza; eppure, stando sulle strade del nostro tempo ci stiamo accorgendo che non c’è tanto da ripartire quanto, piuttosto, da ripensare e da rigenerare! E noi ci stiamo, perché – citando Vittorio Bachelet – la nostra missione coincide, ieri come oggi, con l’aiutare tutti i giovani sempre più e sempre meglio «ad amare Dio e ad amare gli uomini».

Noi giovani siamo Segni del Tempo

Dopo tre giorni intensi di preghiera, formazione, spostamenti e festa vengono alla mente le parole di mons. Mansueto Bianchi – nostro assistente generale che ci ha lasciato nel 2016: “Siete una Chiesa meravigliosa”. siamo una Chiesa meravigliosa perché abbiamo maturato la consapevolezza che la ricchezza più grande della nostra vita è avere Dio con noi ogni giorno nella nostra quotidianità. Siamo carichi e ci impegniamo perché nel servizio riscopriamo – come ci ha detto papa Francesco nella Christus Vivit – che Gesù Cristo ci ama; che, ha dato la Sua vita per salvarci; e che adesso è vivo al nostro fianco ogni giorno, per illuminarci, per rafforzarci, per liberarci.

Il Signore è al nostro fianco per illuminare le nostre vite precarie e incerte, per illuminare le nostre vite mobili che hanno bisogno di trovare costantemente nuovi punti di equilibrio; il Signore è al nostro fianco per rafforzare la nostra fede nelle nostre esperienze affettive scombussolate perché il Suo amore è per sempre, ci sorregge e ci tiene in piedi; il Signore è al nostro fianco per liberarci dalla tentazione di pensare di dover essere cristiani perfetti per poter godere del Suo amore, o per poter stare da protagonisti nella Sua Chiesa. Invece il Signore ci vuole incontrare così, con le nostre vite incasinate, con la nostra fedeltà incostante perché sono le nostre vite ad essere Segni del tempo, cioè segni di speranza, di provocazione, di ricerca di senso per la nostra Chiesa e per il nostro tempo.

Siamo Segni del Tempo, in questo tempo, in questa realtà

Ci diciamo spesso che dobbiamo interrogare la realtà che vuol dire innanzitutto metterci in ascolto. In questo tempo, tutta la Chiesa è impegnata in un grande esercizio di ascolto che si sta compiendo con il Sinodo universale e con il Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Anche noi come giovani siamo dentro questo processo di discernimento che la Chiesa sta vivendo – come ci ha raccontato questa mattina nel suo intervento padre Giacomo Costa, che del Sinodo è consultore.

Per questo, da questo nostro Incontro nazionale accogliamo l’invito di papa Francesco a lavorare per essere una Chiesa della fraternità. Un lavoro che deve cominciare innanzitutto da noi stessi, “impegnativo e che chiede costanza”, perché: “La fraternità non si improvvisa e non si costruisce solo con emozioni, slogan, eventi… No, la fraternità è un lavoro che ciascuno fa su di sé insieme con il Signore, con lo Spirito Santo, che crea l’armonia tra le diversità”.

Interrogare la realtà – a questo punto – diventa davvero per noi il modo attraverso cui comprendere le diversità esistenti, le fragilità che vive il territorio in cui abitiamo, le paure della gente, le speranze che muovono la nostra generazione di fronte alle grandi scelte della vita. Mentre vi scriviamo pensiamo ad Elisa, che sta progettando di costruire una famiglia con Filippo nonostante la precarietà lavorativa, pensiamo a Federica, che non smette mai di mettersi a servizio anche quando sente che la sua fede vacilla, pensiamo a Rafi, che fa la spola tra Gerusalemme e Betlemme e che non smette mai di sperare oltre i muri, ma pensiamo anche a Giulia, che ha Dio nel cuore anche se non lo sa.

Tutte queste vite sono Segni del Tempo

Questo esercizio di ascolto ci chiede anche di essere cittadini aggiornati, attenti osservatori del mondo che cambia e delle trasformazioni della società. L’esperienza che facciamo in Ac è quella di un’associazione che sta a passo con i tempi, “nel mondo ma non del mondo” – per tenere sempre viva la “novità di Cristo” da annunciare, come ci ha detto papa Francesco ieri in Aula Paolo VI.

L’Ac è l’associazione in cui cresciamo camminando insieme ad adulti e ragazzi, in cui diamo prova che è possibile combattere l’indifferenza, partecipando e pensando insieme a dei percorsi di bene per le persone che ci vengono affidate. Sui passi di questo tempo vogliamo ridirci che “Azione cattolica è passione cattolica”, ovvero passione universale per il mondo. Poiché nel DNA dell’Ac c’è una passione per il mondo che vogliamo custodire tutta.

Casa nostra è il mondo!

Come giovani di Azione cattolica abbiamo nel nostro cuore il bisogno di “orizzonti sconfinati, di cieli luminosi e stellati, di mari e di oceani immensi, come scriveva il Beato Alberto Marvelli. Abbiamo bisogno di un’umanità intera da abbracciare e da custodire. Casa nostra è il mondo! Per questo, come giovani vogliamo guardare la realtà con tutte le sfumature che ci sono, rinunciando alla tentazione di appiattire quanto ascoltiamo e quanto siamo chiamati ad accogliere. E vogliamo abitare tutti gli ambiti in cui la nostra vita si realizza.

Scegliamo di abitare il tempo libero…

Perché lo sport, la cultura pop e il patrimonio culturale sono ambiti del nostro impegno come laici, luoghi in cui possiamo testimoniare la bellezza dell’incontro con il Signore. Ci sentiamo chiamati ad annunciare l’incontro con Cristo, consapevoli che questo incontro possa passare anche da una canzone o un fumetto, e che l’arte in tutte le sue forme possa essere veicolo della Bellezza vera che sperimentiamo nelle nostre vite.

Scegliamo di abitare i luoghi dello studio e del lavoro…

Luoghi che ci vedono protagonisti in primo piano, che ci aiutano a crescere come cittadini. La scuola, l’università, il lavoro… sono i luoghi in cui la nostra missione si compie. La nostra fede cresce anche lì, attraverso il confronto con gli amici e colleghi con cui condividiamo un percorso di crescita.

Scegliamo di abitare la città…

Come spazio politico e sociale dove si realizzano comunitariamente i progetti per il presente e per l’avvenire. Non vogliamo più essere oggetto di dibattiti politici, ma attori direttamente coinvolti nell’accogliere e operare nella realtà che ci circonda.

L’Ac per aiutare la Chiesa a leggere i Segni del Tempo

Dell’AC c’è bisogno soprattutto per costruire un mondo più umano! E a noi papa Francesco ha chiesto di fare rumore, di farci sentire: di rimanere sale e luce, di non perdere il sapore o diventare oscurità. Non vogliamo più che il nostro tempo sia caratterizzato dalla parola «crisi»! Mentre sogniamo l’Ac, non possiamo non essere solidali con i giovani che nel resto del mondo vivono ingiustizie e violenze.

Non possiamo dimenticarci dell’assurda guerra della Russia in Ucraina, mentre i nostri coetanei – su entrambi i fronti – sono costretti a imbracciare fucili e a lanciare bombe. Ma noi che possiamo fare? Possiamo ricordarci che Schuman, nel discorso in cui nel 1950 lanciava la nascita della futura Unione Europea diceva che «La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano». Questi sforzi, questa creatività siamo chiamati a metterli a in campo anche noi, a partire dalle nostre associazioni parrocchiali e diocesane.

Non possiamo dimenticarci le proteste in Iraniniziate in seguito all’uccisione di Masha Amini e non dobbiamo mai smettere, a partire dalle nostre associazioni, di combattere per un mondo più equo, perché non può essere giusto un mondo in cui se sei una donna o se appartieni a una minoranza ti viene chiesto di essere brava il doppio.

Non possiamo dimenticarci, nemmeno dei cambiamenti climatici che stanno devastando il nostro mondo e stanno accentuando le disuguaglianze, perché non c’è merito nella nascita.

E allora, oggi, qui da questo nostro Incontro nazionale, ridiciamo che dell’Azione cattolica il mondo ha bisogno perché oggi più che mai c’è bisogno di gettare il seme buono del Vangelo, nelle nostre vite e nella società. Ci viene chiesto di essere “giovani credenti, responsabili credibili” e possiamo farlo solo se – come ci ricordò il nostro assistente generale mons. Gualtiero Sigismondi in Consiglio nazionale Ac – siamo certi che “L’ora della tempesta e del naufragio è l’ora dell’inaudita prossimità di Dio”.

Questo non è il tempo della paura ma di un rinnovato impegno in parrocchia

Questo è il tempo in cui rimboccarci le maniche, puntare in alto e gridare che Gesù Cristo cambia la vita e ci vuole incontrare. È il tempo in cui essere certi che fare Azione cattolica è possibile se riusciamo attraverso i nostri percorsi a chinarci per toccare e curare le ferite degli altri, se riusciamo a chinarci per caricarci sulle spalle gli uni gli altricome ci chiede Francesco, perché nessuno si salva da solo!

Questo è il tempo delle parrocchie, che come ci ha detto ieri Francesco è “l’ambiente dove abbiamo imparato ad ascoltare il Vangelo, a conoscere il Signore Gesù, ad offrire un servizio con gratuità, a pregare in comunità, a condividere progetti e iniziative, a sentirci parte del popolo santo di Dio”. Alla nostra parrocchia dobbiamo tutto, ma la nostra parrocchia non è un muro, non è un confine, ci aiuta ad allargare l’orizzonte del nostro impegno, l’orizzonte delle nostre passioni.

Sguardi aperti sui Segni del Tempo

Questo nostro Incontro nazionale non finisce oggi. Promettiamo di tenere gli sguardi aperti sui Segni del Tempo, nelle città, nelle campagne, nelle scuole e nelle università che abitiamo. Torniamo a casa da Segni del Tempo con una consapevolezza: c’è tanto lavoro da fare, ma soprattutto tanto bene da mettere in circolo. Sogniamo, da giovani di Ac, di poter pensare i nostri gruppi e le nostre attività sempre più aperte, sempre più accoglienti, sempre più creative.

Siamo fatti per la Bellezza, perché siamo fatti della Bellezza di Dio e perché Dio ci ha messo nel cuore un desiderio di bene. Ecco, questo desiderio vogliamo custodirlo e farlo crescere in noi, con la consapevolezza che vada condiviso e messo in circolo il più possibile. Vogliamo mettere in movimento una passione incredibile per la Chiesa e per il Paese. Sull’esempio della nostra Sorella maggiore, Armida Barelli, fare nostro il suo invito: “Lavorate senza posa, ma soprattutto amate amate amate”.