La cura delle “vicinanze”: la riflessione del rettore del Seminario in vista della Giornata di preghiera e sostegno

La cura delle “vicinanze”: la riflessione del rettore del Seminario in vista della Giornata di preghiera e sostegno

In più occasioni papa Francesco sta sottolineando l’importanza, per i preti e per i seminaristi, di quattro “vicinanze”: quella a Dio, quella al Vescovo, quella agli altri presbiteri e quella al popolo. Per lui sono i pilastri fondamentali che danno solidità all’esistenza e aiutano in modo pratico, concreto e speranzoso a vivere da discepoli. Questa insistenza ci provoca a cercare di capire quanto il Seminario può fare di più perché queste vicinanze possano crescere.
È indubbio che la vicinanza a Dio nel tempo del Seminario venga cercata, alimentata e custodita, tuttavia questa vicinanza non può mai essere data per scontata, ma insieme siamo chiamati a trovare modalità nuove affinché questa esperienza possa essere condivisa e verificata.
Ogni seminarista, in rapporto alla sua età, è invitato innanzitutto a coltivare l’intimità col Signore, perché da questa relazione potrà attingere le forze necessarie per proseguire il suo cammino. Come è stato per Gesù, ci saranno momenti di gioia e riposo e momenti di ingratitudine e di dubbio, ma la vicinanza a Lui ci invita a non temere queste ore. Quando questo rapporto assume la forma di una lotta, soprattutto nei momenti delle scelte, occorre continuare a chiedere la sua benedizione. Troppo spesso le fatiche derivano da una mancata intimità con il Signore, data da una scarsa vita di preghiera e da una riduzione della vita spirituale a pratica religiosa.
Riguardo alle altre vicinanze vi è invece una corresponsabilità nel cercare occasioni, esperienze e modalità attraverso le quali rendere sempre più effettiva e salda la relazione con il vescovo, con il presbiterio e con il popolo di Dio. Sono certo molti gli incontri, da quelli più informali a quelli organizzati, ma più radicalmente non si può capire come riconoscere la chiamata ad essere preti oggi senza un’effettiva appartenenza al popolo fedele di Dio sperimentata in stretto rapporto con la vita reale delle persone.
In questa ricerca non ci sono risposte già pronte o ricette facili, vi è invece un cammino che siamo chiamati a percorrere insieme in un ascolto reciproco e in una cura vicendevole che il nostro vescovo Michele ci invita ad avere.
Il cammino sinodale che stiamo condividendo ci offre a questo proposito, con l’icona di Gesù che entra a Betania, una forte provocazione a non sottrarci all’incontro, all’ascolto, al dialogo e alla prossimità. Ai seminaristi non mancano certo occasioni di incontro e di servizio, tuttavia questo tempo di grandi cambiamenti ci chiede una “nuova” capacità di ascolto, ricordandoci che nessuno può dirsi detentore della volontà di Dio, la quale va compresa solo attraverso il discernimento. Tale atteggiamento permette di maturare l’idea che nessuno conosce già la strada, ma ogni seminarista deve necessariamente confrontarsi con gli altri, specie con i preti che nei diversi contesti ha la possibilità di incontrare, vedendo “in atto” questa ricerca di trovare strade nuove ed efficaci per l’annuncio della “gioia del Vangelo”.
don Luca Pizzato
Rettore del Seminario